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Il museo dei videogiochi

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LightningFarron
view post Posted on 21/5/2010, 19:36




ROMA (20 maggio) - Nascerà a Roma il primo Museo interamente dedicato ai videogiochi realizzato in Italia e probabilmente in Europa. Si chiamerà «Vigamus», sorta di acronimo di Video Game Museum, e sarà un museo interattivo che racconterà i 30 anni di storia del mezzo videoludico e si affaccerà anche sul futuro e i suoi imprevedibili scenari.

L'annuncio è stato dato oggi, alla presenza del ministro della gioventù Giorgia Meloni, che ha confessato di essere una grande appassionata di videogiochi «sparatutto» - ma ora vi si dedica meno «per non fare le notti in bianco» - e che ha approfittato dell'occasione per annunciare che anche l'Unità d'Italia sarà materia di un videogioco, che il governo sta preparando per celebrare i 150 anni. L'iniziativa del Vigamus è dell' Aiomi (associazione italiana opere multimediali interattive), con la collaborazione di Zetema e il patrocinio del Ministero della gioventù, del Comune di Roma, di Assoknowledge e della Facoltà di scienze Mfn dell'Università di Roma Tor Vergata.

Il nuovo museo, che aprirà i battenti nel 2011, sorgerà nel quartiere romano di Prati: la struttura è già disponibile e dovrà essere restaurata, ma nel frattempo gli organizzatori stanno già acquisendo opere e oggetti. Quanto ai finanziamenti, si stanno raccogliendo le sponsorizzazioni private e pubbliche, ma sui costi della struttura i promotori non si sbilanciano: «non costerà tantissimo» assicura Assoknowledge, l'Associazione Italiana dell'Education e del Knowledge di Confindustria.

La presentazione del museo è anche l'occasione per fare il punto sul mercato del videogioco, che vede l'Italia, con un giro d'affari annuo di più di un miliardo di euro, in buona posizione in Europa. Ma questi videogame, sottolinea Alessandro Sciolari di Assoknowledge, sono quasi tutti prodotti all'estero: solo il 3% è made in Italy, mentre «sarebbe auspicabile che fosse almeno il 30%». Questo accade, secondo il ministro Meloni, «non perché‚ le nostre aziende produttrici non siano all'altezza, ma perch‚ forse non abbiamo investito abbastanza nel campo dell'innovazione tecnologica e per trasmettere le potenzialità che questo strumento ha».

www.ilmessaggero.it

 
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